venerdì 17 giugno 2016

Amarcord di Federico Fellini.

Amarcord di F. Fellini, quarto appuntamento per la Rassegna cinematografica Il Grande Cinema, in programma il 22 giugno alle ore 21.30, presso il Cineteatro Adriatico di Vieste.
AMARCORD in dialetto roo vuol dire “MI RICORDO” (A M’ ARCORD ). E’ il regista Fellini che ricorda gli anni della sua fanciullezza (anni ’30) al suo paese Rimini. Con la nostalgia negli occhi rivede le parate fasciste, la scuola (con l’insegnante prosperosa che stuzzica i primi  pensieri dei ragazzi), la ragazza “che va con tutti”, la prostituta sentimentale, la visita dell’Emiro dalle cento mogli, il passaggio della Mille Miglia, il paese intero che in mare, sotto la luna, attende il “REX”. E’ una Rimini di altri tempi che non esiste più, che Fellini “invita” ad identificare con la città natale di ognuno di noi, che nel tempo è cambiata e non esiste più. E’ l’esaltazione di fatti minimi che vengono portati agli onori della cronaca perché al bar tutti ne parlano, è l’esaltazione di uomini minimi che allo stesso tempo vengono riconosciuti personaggi di alto rango perché al bar tutti ne parlano, di donne minime perché sono sulla bocca di tutti. E restano nel ricordo di tutti quelli che hanno vissuto quei tempi. Per Fellini ogni paese ha il suo  AMARCORD,  con  la sua Gradisca, la sua Tabaccaia e il  Bab de mi bab. Bisogna solo riscoprirli nella memoria per ricordarli. Per molti versi questo film è legato a Vieste e al Gargano. Per Ferruccio Castronuovo aiuto regista di Fellini, originario di Vico del Gargano, per Nino Rota autore delle musiche, Direttore al Conservatorio di Bari e più volte a Vieste a Piazzetta Petrone, per Tonino Guerra scrittore, scenografo e amico del cuore di Fellini, innamorato di Vieste in cui per diversi anni ha avuto una casa che da Largo S. Pietro si affacciava sulla Ripa. Amarcord ha vinto l’Oscar nel 1975 come miglior film straniero ed è inserito nella lista dei 100 film italiani di sempre. [Francesco Lubrano di Giunno – 10 maggio 2016 – Roma]

Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio 1920 e deceduto a Roma il 31 ottobre 1993. Non è stato solo regista ma anche sceneggiatore, scrittore e fumettista. Con la scusa di studiare Giurisprudenza (non sosterrà alcun esame) si trasferisce a Roma dove si dedica al giornalismo.  Disegnatore, vignettista e caricaturista, riscuote un buon successo sul Marc’Aurelio, da cui incomincia a ricevere diverse offerte di lavoro. Inizia la collaborazione con Macario e scrive le battute per Aldo Fabrizi. Una stagione favorevole è quella della radio presso l’EIAR dove  inconsapevolmente pone le basi della sua futura carriera cinematografica. Il primo film è “Luci del Varietà” che lo vede co-regista insieme a Lattuada con successo di critica ma non di incassi. Dopo lo Sceicco bianco, il successo vero arriva  con I Vitelloni, con notevole soddisfazione di pubblico anche in Argentina, Francia e Stati Uniti. E’ considerato il maestro del post-realismo italiano, o meglio del realismo magico in seguito definito fantarealismo. Vincitore di cinque premi Oscar, quattro per il miglior film straniero e uno alla carriera nel 1993. In quarant’anni di cinema ci ha lasciato in eredità film memorabili, quali Lo Sceicco bianco, La Voce della luna, La Strada, Le Notti di Cabiria, I Vitelloni, La Dolce vita, 8 e ½ e Amarcord. Tra i  maggiori registi italiani  è  riconosciuto da tutti come l’artefice dell’epoca d’oro  della Dolce Vita di Via Veneto.


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